Come creare simulazioni che non imbarazzino gli studenti

December 13, 2024 00:13:27
Come creare simulazioni che non imbarazzino gli studenti
I podcast del GLIA
Come creare simulazioni che non imbarazzino gli studenti

Dec 13 2024 | 00:13:27

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Show Notes

Enrico Cestino del Politecnico di Torino e a Gisella Rossini dell'Università Statale di Milano hanno presentato un intervento al 5° Convegno Nazionale sul Faculty Development. "Dalle politiche alle pratiche. La professionalità docente nell’evoluzione istituzionale e tecnologica" intitolato "la sperimentazione di ambienti didattici partecipati, un esempio con gli studenti di Ingegneria Aerospaziale."

 

Intervista di Fabrizio Bracco

Montaggio su Riccardo Novaro

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Episode Transcript

[00:00:02] Speaker A: I podcast dell'IA. Racconti di innovazione didattica. [00:00:08] Speaker B: Buongiorno e benvenuto a Enrico Cestino del Politecnico di Torino e a Gisella Rossini dell'Università Statale di Milano. Hanno presentato un intervento al Convegno di Genova intitolato "la sperimentazione di ambienti didattici partecipati, un esempio con gli studenti di Ingegneria Aerospaziale." Vi chiedo di raccontarci la vostra esperienza, il vostro contributo. [00:00:31] Speaker C: Grazie Fabrizio. Il lavoro si inserisce tra le attività del Teaching and Language Lab del Politecnico di Torino e in particolare è stata svolta nell'ambito della formazione avanzata prevista dal percorso di mentoring del Politecnico di Torino. In questo ambito io ero in formazione e come mentore in formazione ho proposto una sperimentazione per provare a sviluppare una tecnica per chiamare alla lavagna uno o più studenti a svolgere un esercizio della stessa tipologia che poi avrebbero trovato all'esame capace però di eliminare l'imbarazzo generato dallo stare davanti ai loro colleghi. Dapprima abbiamo approfondito l'ambiente di apprendimento e per questo ringrazio la collega Gisella dell'Università di Milano che ha dato un grande aiuto su questo aspetto e mi invito a dire qualcosa sull'approfondimento dell'ambiente di apprendimento. [00:01:29] Speaker A: Grazie Enrico, per ambiente di apprendimento si intendono tutti quegli aspetti materiali e sociali che lo compongono, quindi le persone che abitano lo spazio e anche gli oggetti, la disposizione dei banchi e tutte le interazioni che avvengono nell'ambiente appunto di apprendimento. Noi ci muovevamo in un ambiente formale, quindi accademico, con uno spazio e un tempo determinato dall'esterno e abbiamo cercato di lavorare su queste variabili per poter far sì che questo ambiente di apprendimento diventasse partecipato, sicuro, diventasse anche stimolante, che potesse creare anche una fiducia tra i partecipanti e quindi abbiamo un pochino modificato le variabili all'interno di questo spazio di apprendimento. [00:02:16] Speaker C: Si, aggiungo che si trattava di un ambiente costituito da circa 80-100 studenti del corso di costruzione aeronautica, che è un corso del terzo anno della laurea in ingegneria aerospaziale, quindi chiedere agli studenti e alle studentesse di alzarsi e venire alla lavagna era introdurre una un po' una variabile che modificava il loro stare in questo ambiente. Sul perché farlo Gisella ha già detto praticamente tutto. Su come farlo ci siamo basati sulle tecniche di simulazione ma non nella versione classica. Il metodo di apprendimento basato sulla simulazione è già utilizzato sia in ambito aeronautico pensiamo ai simulatori di volo per il training dei piloti o in ambito medico per il training dei medici, noi in realtà abbiamo cercato di creare una cornice di simulazione all'interno della quale gli studenti si sentissero protetti e in questo modo non trovassero imbarazzo ad alzarsi e venire alla lavagna. Come abbiamo fatto, la simulazione nel nostro caso comprendeva sia elementi di realtà con la pratica ingegneristica, nel mio caso per esempio la determinazione dei carichi o le tecniche per la soluzione delle strutture a guscio, ma anche elementi finzionali come l'impersonificazione di un'equipe medica, quindi la lezione si è sviluppata con il docente che ha individuato in aula i membri di quest'equipe, li ha chiamati per nome assegnando ruoli ben definiti, un badge, li ha invitati a salire in cattedra, che per loro era la sala operatoria, a procedere con la vestizione, quindi avevo fornito loro anche mascherina, guanti e cuffia, dopodiché veniva consegnata al chirurgo una cartella clinica in cui era indicato quello che avrebbero dovuto fare non era nient'altro che un esercizio dello stesso tipo di quello che avrebbero dovuto affrontare all'esame. Avevano un tempo limitato indicativamente intorno ai 30 minuti e il paziente sarebbe stato salvo se lo score era di almeno 13 punti su 18. Dopo, siccome l'attività era all'interno delle attività di formazione di mentoring, ogni mentor in formazione era supervisionato da altri colleghi in formazione che poi si sono confrontati con gli studenti, hanno sottoposto a loro un questionario di feedback sull'iniziativa Diciamo dal questionario sono emersi molti punti di forza, anche qualche punto di debolezza. Per citare qualche punto di forza, l'esperienza ha aumentato l'attenzione anche per la scenografia predisposta, ha aiutato a partecipare non passivamente, quindi sentirsi protagonisti della situazione. Quindi devo dire che l'obiettivo di eliminare l'imbarazzo è in qualche modo stato raggiunto. [00:05:10] Speaker B: Vi posso chiedere cosa consiste questa simulazione per uno studente di ingegneria e medesimarsi invece in un medico, un anestesista, un infermiere? Insomma, cosa c'entra trasporre in questo ambito professionale il lavoro di un ingegnere? Come avete fatto a fare questo collegamento? [00:05:27] Speaker C: Diciamo che abbiamo definito dei ruoli ben chiari che erano indicati anche nel badge che gli era stato assegnato. C'era il capo equip che era colui che doveva poi operare l'ultima decisione, quindi scrivere sulla lavagna i passaggi dell'esercizio che gli avevo proposto. Quindi era poi chi effettivamente si prendeva la responsabilità di scrivere alla lavagna. C'erano poi per esempio altre figure molto interessanti come l'assistente di sala che era un altro membro dell'equip che in caso di difficoltà poteva interpellare gli altri studenti seduti in aula per chiedere se avevano una soluzione da proporre o addirittura coinvolgerli e quindi anche loro entrare a far parte dell'equip. È stato bello perché per esempio nella prima equip hanno iniziato in 4 e hanno finito l'esercizio che erano in 10 praticamente. quindi c'è stato un coinvolgimento anche di coloro che erano al posto, che avevano a disposizione il testo dell'esercizio e quindi potevano seguire man mano e supportare chi era stato chiamato alla lavagna. Poi c'erano altri ruoli come l'anestesista che era la figura che poteva proporre soluzioni alternative del problema proprio per fare in modo che l'operazione avvenisse in un tempo più breve possibile e quindi che l'anestesia fosse efficace. Quindi c'erano tutti questi parallelismi tra l'equip e la pratica ingegneristica. [00:06:52] Speaker B: Volete raccontarci le impressioni degli studenti, la loro reazione a quella richiesta che mi immagino è inusuale, se hanno apprezzato anche in termini di apprendimento questa iniziativa? [00:07:02] Speaker C: L'apprezzamento c'è stato sicuramente e hanno anche rilevato alcuni punti di debolezza perché ovviamente siccome era la prima volta che sperimentavo un'attività di questo tipo la scenografia era studiata nei minimi dettagli e quindi forse ripetuta nel tempo può diventare anche un po' dispersivo un sistema di questa tipo, però alla fine ha offerto una visione nuova che li ha coinvolti maggiormente. Posso citare un commento che trovo molto significativo. Ha evitato momenti di letargia in aula, tipici delle lezioni a cui tutti siamo abituati. [00:07:39] Speaker B: Gisella, vuoi aggiungere qualcosa rispetto a questo bilancio? [00:07:44] Speaker A: Sì, più che altro rispetto alla domanda di prima della sinergia tra medico e ingegnere, allora a noi serviva un'equip. Il ragionamento che abbiamo fatto è stato chiamiamo più persone alla lavagna in modo tale che non si sentano soli, ma se chiamiamo più persone alla lavagna bisogna dargli dei ruoli e quindi questi ruoli e allora C'è venuta la metafora dell'equipe medica e da lì abbiamo cominciato a strutturare tutta la simulazione. E tra l'altro è stata veramente reale, nel senso che Enrico non ha detto niente agli studenti, è stata una sorpresa. Loro sono entrati in aula come per affrontare una lezione soporifera, come ha detto prima, che poi non sono soporifere le sue lezioni, e ha mostrato anche un video che è collegato comunque alla sua tematica che insegna, che è un ilisoccorso. Qui ha richiamato in qualche maniera appunto la parte del contenuto che insegna e quindi questa mescolanza tra i due ambienti, tra l'ambiente ingegneristico e l'ambiente medico, anche perché poi abbiamo scelto il chirurgo come medico, non un internista e quindi c'era da fare qualcosa perché c'era da trovare gli esercizi da operare in questo senso, quindi più la parte ingegneristica. Ecco, questa è un po' la similitudine, insomma. Addirittura l'ultimo l'ha scelto entrando perché mancava un elemento Sì perché... è arrivato l'esperto ed è stato l'ultimo studente che entrava in aula era l'esperto. [00:09:10] Speaker C: Esatto perché non gli era stato detto in anticipo chi faceva quale ruolo ma dopo la visione del primato sull'elicottero ho detto che in quella lezione avremmo dovuto aiutare il Servizio Sanitario Nazionale a salvare un paziente però per fortuna tra di noi c'erano dei membri di un'equipe internazionale all'avanguardia quindi loro realmente credevano che ci fossero questi personaggi invece erano loro stessi. [00:09:37] Speaker B: Quindi la loro reazione è stata di sorpresa ma poi anche di partecipazione. [00:09:43] Speaker C: Assolutamente. [00:09:44] Speaker B: E in termini di apprendimento secondo te. [00:09:47] Speaker C: Enrico Su questa è una domanda molto interessante che mi è stata anche già fatta. Devo dire che, siccome poi non l'ho ripetuta durante il corso altre volte, non riesco a dire qualcosa con un solo intervento. Bisognerebbe avere a disposizione un numero di prove maggiore per poter trarre delle conclusioni sull'apprendimento. [00:10:10] Speaker B: Come dire, l'esperienza pilota, un gioco di parole. [00:10:14] Speaker C: La modalità credo che sia buona, può essere migliorata e sicuramente può dare dei vantaggi notevoli sull'apprendimento attivo, sul coinvolgimento maggiore degli studenti, questo sicuramente. [00:10:27] Speaker B: Una domanda forse più per Gisella, ma naturalmente poi potete intervenire entrambi. Spesso nella simulazione una parte fondamentale è quella del debriefing post simulazione, cioè dopo l'esperienza si ragiona, quindi l'obiettivo non è solo fare l'esperienza ma riflettere sull'esperienza. In questo caso c'è stato un momento di riflessione sull'esperienza? [00:10:48] Speaker C: Sì, c'è stato al termine di ogni fase dell'intervento, insieme agli studenti che erano stati coinvolti, discutevo sul risultato che poteva essere anche non corretto, quindi c'è stato un momento di feedback su qual era il risultato corretto, la procedura corretta, al termine di ogni fase dell'esperienza. [00:11:08] Speaker B: E c'è stato anche un coinvolgimento anche degli altri studenti se venitesse in aula che non erano solo spettatori e spettatori passivi ma potevano essere chiamati in causa. [00:11:17] Speaker C: E erano allertati perché appunto l'equipe poteva coinvolgere in qualsiasi momento per aiutarli a portare avanti l'esercizio. Devo dire che come conclusione non va dimensionata su un lungo tempo, perché quelli che sono seduti al posto tendono poi a distrarsi ovviamente, quindi se limitata a un tempo breve è più efficace sicuramente. [00:11:39] Speaker B: Certo, certo. Comunque secondo la vostra esperienza si può ripetere questa formula? [00:11:46] Speaker C: Sì, assolutamente. [00:11:47] Speaker B: E Gisella cosa suggerisci? [00:11:49] Speaker A: Sì, mi è venuto in mente rispetto all'apprendimento, sempre dall'omanda precedente, arrivo sempre un pochino dopo. Intanto questa era un'ulteriore simulazione perché era un'ipotetica domanda d'esame e quindi eravamo in un ulteriore cornice di simulazione, tipo una simulazione dell'esame. L'apprendimento, un po' come l'abbiamo visto noi, si allarga anche oltre il contenuto perché in una situazione anche un po' così di sorpresa, un pochino anche di stress, sono usciti alla lavagna, sono esposti, hanno lavorato in gruppo e quindi abbiamo lavorato anche un po' sulle competenze trasversali di questi studenti. che è comunque un obiettivo che ci viene richiesto nella didattica universitaria. Anche qui è un'osservazione, è una simulazione in cui abbiamo un pochino inseriti un po' tipo, potrebbe essere la vita reale, no? Della situazione anche dell'esame, di quando sei lì che hai anche un po' di agitazione magari. Quindi si può tener conto anche di quest'altro tipo di apprendimento e di simulazione. [00:12:48] Speaker B: È un'esperienza, diciamo, con un bilancio positivo, suggerite che possa essere ripetuta, magari il concetto poi modulandolo anche in maniera diversa in base al tipo di domande, a quanti studenti partecipano, però ecco, l'esperienza è interessante e promettente. Bene, siamo arrivati ai temi della nostra conversazione. Enrico Cestino e Gisella Rossini. Grazie per la vostra condivisione. Naturalmente vi aspettiamo al prossimo convegno di Genova per raccontarci ulteriori esperienze rispetto a innovazione didattica. [00:13:23] Speaker C: Grazie ancora.

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