I modelli formativi d'oriente: il lesson study

December 13, 2024 00:16:29
I modelli formativi d'oriente: il lesson study
I podcast del GLIA
I modelli formativi d'oriente: il lesson study

Dec 13 2024 | 00:16:29

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Show Notes

Silvia Funghi ha partecipato al Convegno genovese su Faculty Development con Alessandro Ramploud.
L'abbiamo intervistata in merito al suo intervento "Il Lesson Study per lo sviluppo della professionalità docente"

Intervista di Erika Scellato

Montaggio di Riccardo Novaro

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Episode Transcript

[00:00:02] Speaker A: I podcast del GLIA. Racconti di innovazione didattica. Buongiorno a tutte e a tutti, sono Erika Scellato, lavoro all'interno del settore per l'innovazione didattica di Ateneo e sono Instructional Designer. Questa mattina avrò il piacere di intervistare Silvia che ha portato un intervento all'interno del convegno per il Faculty Development che si è tenuto a Genova questo giugno. Buongiorno Silvia e benvenuta. [00:00:24] Speaker B: Buongiorno a tutti. Ciao Erika, buongiorno anche a te. Io sono Silvia Funghi e sono ricercatore in didattica della matematica presso l'Università di Genova. Il mio contributo per il convegno del Faculty Development riguarda, un contributo che era dal titolo, il lesson study per la formazione della professionalità docente, un modello formativo dall'Oriente per ripensare i propri impensati. Stamani parlerò di questo. [00:00:49] Speaker A: A questo proposito, Silvia, ti chiederei che cos'è il lesson study? [00:00:54] Speaker B: Allora, ti ringrazio della domanda e mi sembra anche il punto giusto in cui partire perché, appunto, probabilmente molti dei nostri ascoltatori non conoscono proprio il termine, l'oggetto di cui stiamo parlando. Come un po' suggeriva il titolo, il lesson study è una pratica di informazione e insegnanti che nasce in Giappone ma che in seguito poi si è diffusa in tutto l'Oriente. È una pratica che si sviluppa in cicli e prevede diciamo il lavoro collettivo da parte di un gruppo di insegnanti. Ogni ciclo prevede tre fasi. La prima fase è una progettazione da parte di tutto il gruppo di una singola lezione attraverso una griglia di progettazione molto fine che chiamiamo lesson plan. Questa griglia è caratterizzata in particolare dalla richiesta di prevedere abbastanza precisamente delle tempistiche delle diverse parti della lezione. di descrivere in maniera abbastanza dettagliata cosa si svolge quando e con quali materiali e fin dove è possibile cercare di anticipare un pochino quello che è lo sviluppo atteso della lezione. La seconda fase riguarda invece proprio la conduzione della lezione, cioè uno degli insegnanti del gruppo di progettazione va effettivamente in una delle sue classi e realizza la lezione progettata collettivamente Mentre gli altri componenti del gruppo effettivamente vanno in classe con il docente ma lo vanno ad osservare, quindi prendono nota di quello che succede e appunto svolgono un ruolo di osservazione senza nessun tipo di intervento. La terza fase riguarda un momento di riflessione collettiva a posteriori, quindi dopo la lezione che è stata realizzata, con eventuale riprogettazione. Questo può succedere perché in Oriente è uso ripetere la stessa lezione tante volte finché non si raggiunge una certa soddisfazione riguardo a come la lezione si svolge e quindi tra un ciclo di lesson study e l'altro ci sono questi momenti in cui si riflette su come è andata la lezione sperimentata, ma si passa poi anche parte del tempo a cercare di aggiustare la progettazione fatta, ok? E quindi la si aggiusta proprio per andare a rifarla in un'altra classe in modo più efficace. [00:03:12] Speaker A: Ci dicevi Silvia che il lesson plan si sviluppa principalmente nei paesi orientali e secondo te invece come si inserisce in un contesto italiano? [00:03:21] Speaker B: Ecco, questa domanda è stata praticamente il centro, il cuore della riflessione che ha guidato il lavoro del gruppo di ricerca di cui ho fatto parte durante il mio dottorato. Io ho lavorato insomma durante il mio dottorato con il gruppo di ricerca in didattica della matematica dell'Università di Modena in Reggio Emilia e lì quello che era successo è che le persone con cui lavoravo all'epoca, in particolare il mio tutor di dottorato che era la professoressa Bartolini Bussi, aveva cominciato lei con altri collaboratori ad andare in Oriente proprio ad osservare questi lesson study come venivano realizzati e la nostra riflessione, siccome ci occupavamo come gruppo anche di formazione docente, La nostra riflessione era cominciata appunto a girare intorno alla domanda se fosse possibile in qualche modo trarre qualche elemento utile per i nostri percorsi formativi da questo tipo di approccio alla formazione che vedevamo. in Oriente. Come ci siamo risposti? Ecco, io vi parlerò in questo momento di quello che è stato il nostro punto di vista su questo particolare oggetto in relazione a questa domanda. In particolare, la ricerca che ha coinvolto me, solo in seconda battuta, ma insomma tanti dei miei collaboratori, dei miei colleghi, ha riguardato lo sviluppo di un quadro teorico per lavorare con la differenza culturale, cercando però di lavorarci non tanto in modo comparativista, cioè mettendo a confronto il nostro contesto culturale con il contesto culturale orientale, ma piuttosto cercando di considerare queste abitudini didattiche di altri contesti culturali come una specie di spunto, diciamo, per cercare di riflettere in modo più attento su quelle che sono le nostre abitudini didattiche. quindi in un certo senso è un'azione un po' di ritorno, ecco, più che di comparazione classica, diciamo. Quindi che cosa abbiamo fatto? Sostanzialmente siamo andati a prendere atto di tutta una serie di elementi culturali che erano presenti nei contesti orientali, in particolare noi ci confrontavamo più spesso con il contesto cinese e li abbiamo un po', in questo senso, attraverso un quel tipo di conoscenza del contesto orientale siamo un po' tornati a riflettere su quelle che erano le caratteristiche del nostro contesto culturale. Ora, purtroppo non posso scendere nei dettagli, però anche solo per dirne alcune, il contesto orientale sono contesti dove c'è un approccio molto collettivista, in generale allo stile di vita o anche al pensiero, mentre in contesti occidentali siamo molto più legati ad un approccio individualista. Un'altra cosa che differenziava molto il contesto orientale da noi era quest'abitudine degli insegnanti in Oriente a lavorare insieme, quindi hanno sia i tempi e gli spazi lavorativi che in qualche modo favoriscono in un certo senso quest'abitudine a lavorare insieme. Lo fanno veramente molto spesso, appunto il lesson study che ho descritto poco fa, lo fanno veramente in maniera diffusa all'interno di tutto l'arco dell'anno e all'interno di tutti i livelli scolari, quindi è veramente un'abitudine molto radicata. Tant'è vero che alcuni lesson study che riescono particolarmente bene diventano delle specie di, non voglio dire spettacoli, però vengono presentati veramente a una platea molto grande di insegnanti proprio perché vengono ritenuti degli strumenti fondamentalmente di formazione anche a largo raggio. Cosa che invece appunto da noi è abbastanza carente e anche dal punto di vista dell'osservazione, quindi l'abitudine a essere osservati in classe, in Oriente questa è una cosa molto sviluppata, mentre da noi questa cosa è assolutamente molto molto inusuale. Tutti questi elementi ci hanno fatto un po' domandare se potesse essere il caso di provare anche da noi a creare le condizioni per fare degli esperimenti su questo genere di approccio alla formazione insegnata. Questo ha dato luogo appunto a tutta una serie di esperimenti che a noi appunto interessavano non tanto per rifare quello che fanno in Oriente, ma ci interessava più che altro per vedere cosa sarebbe venuto fuori come riflessione a posteriore dai nostri insegnanti. Ecco, non lo so, ci domandavamo se avrebbero avuto dei ripensamenti su alcune convinzioni a livello didattico. Per esempio, incontravamo molte resistenze per quello che riguardava questa progettazione così dettagliata, perché diciamo che nei nostri contesti c'è più abitudine ad andare un po' sicuramente con un'idea progettuale, ma meno definita. E quindi provocatoriamente volevamo un attimo capire se questa cosa poteva dare luogo a delle riflessioni significative. Quindi, come dicevo, questo ha dato luogo a tutta una serie di esperimenti. Noi lavoravamo più che altro a livello di scuola primaria ed effettivamente hanno mostrato diverse cose che a nostro avviso erano molto interessanti. Per esempio, la collaborazione è sempre stata diciamo una caratteristica molto apprezzata dell'approccio del lesson study, però i partecipanti in realtà hanno, a posteriori, hanno anche apprezzato questa caratteristica perché gli ha dato modo per esempio di riconsiderare l'importanza dei colleghi come sostegno per superare le difficoltà, cosa che invece magari nel nostro contesto scolastico, dove spesso e volentieri gli insegnanti sono molto abituati ad agire da soli, in qualche modo a fare i conti da soli, anche con le difficoltà. Ecco, il lesson study su questo dava comunque invece una prospettiva diversa. La progettazione molto rigida che inizialmente era una caratteristica un po' respingente, spaventava un pochino, gli insegnanti che partecipavano, in realtà a volte è stata proprio riletta come uno strumento che permette di mettere davvero lo studente o la studentessa al centro dell'azione didattica. Questo perché permette di gestire meglio l'attenzione degli studenti, permette di gestire meglio i loro contributi, quindi in realtà ecco si pensava che la rigidità ostacolasse un po' la flessibilità che gli insegnanti sentivano di dover avere, e invece appunto qualcuno si è reso conto che in realtà progettare bene vuol dire fare più tesoro dei contributi degli studenti, avere in mente meglio qual è l'obiettivo e quindi giostrarsi anche meglio sui loro contributi. Quindi ecco qualcuno ha detto una cosa del genere che molte volte è meglio non lasciare nulla al caso. Le progettazioni non sono così raffinate però una buona progettazione effettivamente hanno visto che dà molto polso su quello che poi lo sviluppo. Anche sul disagio che potevano sentire alcune all'inizio sul fatto di essere osservati abbiamo visto che tanti hanno proprio rivalutato questa sensazione nel senso che non è sparita. L'hanno molto ridimensionata perché si rendevano conto che non erano osservati loro come insegnanti, ma era osservata la progettazione del gruppo e quindi in un certo senso la responsabilità della lezione era condivisa da tutto il gruppo. Non è l'insegnante che va in classe, che in un certo senso è l'unico portatore della conduzione della lezione. Infine voglio mettere in evidenza il fatto che Una cosa che abbiamo osservato e che secondo noi è molto significativa è il fatto che a livello soprattutto italiano negli ultimi decenni c'è stato molto dibattito anche all'interno della ricerca scientifica sulla didattica della matematica sul fatto di concepire dei tempi distesi per l'azione didattica. Con tempi distesi intendo dei tempi congrui allo sviluppo di competenze complesse, come può essere magari l'argomentazione, la costruzione della dimostrazione, eccetera. D'altro canto però la lesson study nei nostri esperimenti ha dato luogo da parte degli insegnanti a riflessioni sul fatto che è come se il lesson study in qualche modo fornisse una sorta di prospettiva complementare. Perché Lesson Study, concentrandosi su una singola lezione, non può seguire lo sviluppo di competenze così complesse. Guarda soltanto un piccolissimo pezzetto di un processo che è molto più lungo. alcuni insegnanti hanno proprio messo in evidenza come il lesson study aiuti in qualche modo a focalizzare molto bene appunto quali sono gli step intermedi in un certo senso di questi processi lunghi che si vanno sviluppando su tempi di medio termine. e quindi in un certo senso il lesson study li ha aiutati a loro dire proprio a mettere testa su quale è il tempo adeguato per esempio per raggiungere un pezzettino ecco per sviluppare un pezzettino di quel di quel percorso, cosa che appunto prima di partecipare, diciamo, i partecipanti avevano un pochino sicuramente in mente, essendo insegnanti con esperienza, però magari non in maniera così precisa, così definita. E quindi ecco, questi erano un po' gli aspetti che sono stati interessanti a valle delle sperimentazioni, ma ecco, in qualche modo hanno un po' confermato la domanda che ci eravamo posti sul fatto che l'SoundStudy potesse essere uno strumento interessante dal punto di vista formativo. [00:12:46] Speaker A: Grazie Silvia, trovo molto interessante appunto l'approccio cooperativo di cui hai parlato, che si instaura fra docenti nel lesson study e anche un po' quello che a volte in letteratura si chiama microprogettazione, proprio dei singoli moduli, delle singole lezioni. Ti faccio un'ultima domanda, ti chiedo secondo te come il lesson study può inserirsi nel faculty development, ossia nelle competenze che deve avere un docente proprio nel suo approcciarsi a processi di insegnamento e apprendimento. [00:13:14] Speaker B: Anche questa è una prospettiva che ho voluto portare al Faculty Development perché diciamo con il mio gruppo di ricerca di quando ero dottoranda non ci siamo mai occupati del livello universitario però via via diciamo che nella letteratura si riscontra comunque che ci sono stati degli esperimenti ecco da parte di ricercatori sia a livello europeo sia a livello poi anche in contesto statunitense di lesson study appunto all'interno dei contesti universitari In realtà, appunto, quello che riscontrano questi studi è abbastanza risonante con quelli che erano un po' le caratteristiche del contesto scolastico italiano di cui noi avevamo preso atto all'epoca prima di cominciare le nostre sperimentazioni. Quindi, in questo senso, quello che volevo suggerire è che mi sembra che ci siano degli elementi proprio per fare quantomeno dei tentativi di sperimenti di lesson study a livello universitario. Questo lo dico perché facendo un po' di ricerca nella letteratura non ho trovato studi che riguardassero proprio il lesson study italiano a livello universitario, quindi di esperimenti in corso se ci sono ancora sembra che non ci sia nulla di pubblicato per quella che è la mia conoscenza. Quindi, insomma, a maggior ragione sembra una cosa interessante da sperimentare. Gli esperimenti che sono stati fatti in altri paesi comunque mostrano il fatto che i docenti universitari a volte siano poco abituati appunto a lavorare insieme a livello didattico, però parliamo di appunto a livello di progettazione didattica. Hanno poca abitudine a essere osservati. Ora so che all'Università di Genova Sono stati fatti alcuni esperimenti di peer observation da parte dei colleghi, però magari non c'era questa parte di co-progettazione collettiva, quindi effettivamente era una cosa un po' diversa. Quindi ecco, anche sull'abitudine ad essere osservati ci sono degli esperimenti, però non è un'abitudine consolidata, diciamo, all'interno del mondo universitario. E poi, diciamo, ci sono alcuni studi che mettono in evidenza anche il fatto che i docenti universitari sono, ovviamente si parla di casi, non sono stati fatti degli studi statistici a campione allargato, comunque statisticamente significativo, però gli studi hanno messo in evidenza i casi di alcuni docenti universitari che appunto partecipavano magari ai lesson study con la convinzione che per insegnare bene, passatevi il termine, fossero sufficienti le conoscenze disciplinari, quindi mettevano molto in secondo piano le conoscenze didattiche e questa cosa ha un po' influito sulla riuscita del lesson study. Tutti questi elementi secondo me, ma anche secondo i ricercatori che hanno condotto questi esperimenti in altri paesi, forniscono comunque degli elementi di riflessione notevoli su quelle che sono le abitudini a livello universitario in contesti occidentali e quindi secondo me meriterebbe degli approfondimenti e quantomeno delle sperimentazioni. [00:16:14] Speaker A: Assolutamente. Ci potremmo lasciare con l'augurio e la speranza che Lesson Study diventi una pratica utilizzata sia in ambito accademico ma anche proprio qui nella nostra Università a Genova. Grazie Silvia. [00:16:25] Speaker B: Esatto, lo spero anch'io.

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