Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Buongiorno, benvenute e benvenuti a Paolo Guidi e Rita Cabiati che sono docenti del corso di laurea in Servizio Sociale del nostro azieneo di Genova e nonché è con noi collegata anche Diana Carolai Cantarella, studentessa del medesimo corso di laurea. Hanno presentato un intervento al nostro Convegno di Genova intitolato Prime esperienze di uso del colloquio nella formazione di servizio sociale. La ripresa video di un role playing in aula. Chiedo di raccontare un po' la vostra esperienza di innovazione didattica. Prego.
[00:00:34] Speaker B: Mi sembra importante collocare questa esperienza di innovazione didattica all'interno della disciplina e della professione del servizio sociale per cui il nostro corso di formare i futuri professionisti assistenti sociali.
Lo strumento del colloquio, inteso come il colloquio con le persone che si rivolgono agli assistenti sociali, è un strumento fondamentale.
Per questo all'interno del corso di metodi dedichiamo tempo ed energie per sperimentare con gli studenti delle simulazioni, dei role playing, che il più possibile possano avvicinarli a questa esperienza che è quella di accogliere una persona e iniziare a gestire un colloquio che esplora la situazione di vita di una persona che chiede aiuto. Questo in estrema in estrema sintesi.
Lavoriamo coinvolgendo direttamente gli studenti, guidandoli attraverso delle tracce che riguardano sia la figura dell'assistente sociale e la figura della persona che si rivolge a lui o a lei, e attraverso queste tracce guidate, coinvolgiamo gli studenti nel realizzare un road lane e la possibilità aggiunta della videoregistrazione ci consente sia di lavorare un'analisi, una riflessione subito dopo il roleplay, ma ci consente anche la videoregistrazione di poter fare una riflessione con la revisione del roleplay stesso.
[00:02:16] Speaker A: Grazie, interessante. Quindi queste tracce le avete preparate voi immagino?
[00:02:21] Speaker B: Le tracce le abbiamo preparate noi docenti a partire dalla realtà del lavoro, nel senso che abbiamo scelto una situazione, siamo partiti da una situazione reale, scegliendo una situazione molto vicina anche all'esperienza delle studentesse e degli studenti, nel senso che colei che si rivolge ad un assistente sociale è una giovane donna preoccupata per la sorella minore. Per cui questo è l'inizio di una storia appena delineata, di cui la studentessa che gioca il ruolo della persona che chiede aiuto al servizio sociale può iniziare a costruire una narrazione che poi si alimenta anche con il colloquio stesso e può essere arricchita dalla fantasia anche della studentessa stessa.
[00:03:13] Speaker A: Quindi la traccia riguarda sia chi impersona l'utente, sia chi impersona il professionista, giusto?
[00:03:24] Speaker C: Sì, ognuna delle due persone ha studiato a letto prima del role playing la traccia per il proprio personaggio.
che potrà, come ha detto il collega, arricchire molto, perché le tracce sono abbastanza sintetiche.
Poi è proprio la persona del final claim che arricchisce e vive questa situazione in modo da poter poi anche studiare la propria comunicazione nell'ambito. La comunicazione è qualcosa che appartiene poi alla persona, alla sua psicologia, al modo come vive una situazione. E questa, a mio modo di vedere, è una delle notevoli ricchezze, da un punto di vista dell'apprendimento, è proprio l'uso di se stessi, da partire da una sintetica traccia.
[00:04:22] Speaker A: Allora sentiamo l'esperienza di chi ha partecipato. Diana?
[00:04:27] Speaker D: Io ho partecipato al role playing nella figura dell'assistente sociale.
Volevo aggiungere giusto qualcosina a ciò che è stato detto, perché comunque ci è stata data la traccia, però io che ricoprivo appunto la figura dell'assistente avevo meno indicazioni rispetto al alla persona chiedeva aiuto, quindi sapevo la storia a grandi linee, sapevo cosa avrebbe detto l'altra ragazza, però poi mi sono trovata appunto io a dover gestire l'incontro, il colloquio, quindi a fare le domande che fossero giuste, che fossero opportune per il problema richiesto, anche il comportamento non verbale, quindi stare in una determinata posizione, muovere le mani piuttosto che stare ferma, quindi cercare anche di non distrarre l'altra persona di fronte a me, però è stata un'esperienza molto bella perché trovandomi ad essere l'assistente mi sono messa in gioco su quello che poi potrebbe essere la mia futura professione e avendo subito l'opinione dei miei compagni di corso ho capito anche magari cosa potevo fare meglio, dove potevo muovermi di più, che cosa ho sbagliato. Poi anche la questione del video è stata invece un'aggiunta in più, proprio perché il rivedersi esternamente, quindi vedere come mi sono posta in uno schermo in aula, mi ha fatto anche capire da sola quali sono stati i miei limiti, dove posso costruire e migliorarmi.
[00:06:04] Speaker A: Grazie Diana, quindi insomma anche per se ti messi in gioco in prima persona. Quindi chiedo a Paolo e a Rita, c'era poi una fase di debriefing, di feedback a chi ha partecipato, giusto?
[00:06:16] Speaker B: Certo sì, assolutamente. Aggiungo anche che la stessa partecipazione del resto dell'Aula era guidata nel senso che avevamo il gruppo delle che avevano il compito, attraverso una traccia strutturata, di osservare la dinamica relazionale, ma avevano anche il compito di osservare nello specifico uno dei due attori.
Per cui il coinvolgimento, diciamo, perché certamente centrale e importante era quello delle due attrici, ma c'era anche il coinvolgimento del resto dell'aula. Per cui, come diceva Diana, il feedback e le riflessioni ad una prima analisi a caldo hanno sicuramente avuto un'importanza notevole. L'interessante è stato anche rivedersi successivamente, dove le stesse attrici, effettivamente, vedendosi riprese hanno anche, come dire, scoperto, fra virgolette, questa è una cosa avvenuta, il loro stare, la loro proseguità all'interno della dinamica di colloquio.
[00:07:33] Speaker A: Ecco, ricordo che voi avete anche coinvolto persone con competenze tecniche di regia, di ripresa, questo è un elemento innovativo particolare, raccontateci.
[00:07:45] Speaker B: Abbiamo trovato una collaborazione con l'associazione Zuckerarte, che è un'associazione che si occupa di teatri e cinema a Genova, creando una sinergia perché sostanzialmente hanno partecipato 23 studenti del loro corso di regia che si sono in aula e con le loro attrezzature semiprofessionali e professionali hanno avuto la possibilità, con tre punti di ripresa, di rendere nell'arco di un tempo molto breve un video montato in maniera semiprofessionale, per cui anche la dimensione dialogica del colloquio è stata rappresentata in modo adeguato.
anche questo elemento che ti arricchisce, a.
[00:08:42] Speaker A: Mio modo di vedere, prodotto dell'esperienza didattica. Complimenti anche per aver coinvolto persone con queste competenze di ripresa. Vi chiedo invece per quanto riguarda l'osservazione del colloquio, dell'interazione, immagino fossero tanti gli aspetti che dovevano essere osservati, aspetti magari legati alla alla relazione, aspetti anche più tecnici legati proprio all'intervento professionale. Volete raccontarci un po' questi aspetti che avete osservato?
[00:09:09] Speaker B: Per quanto concerne l'osservazione dei due attori, l'aula aveva fondamentalmente il compito di osservare gli aspetti di comunicazione verbale e gli aspetti di comunicazione non verbale di uno dei due attori, e di tenerli in osservazione anche nella loro interazione e coerenza, e questo era il primo livello di osservazione.
Successivamente, soprattutto rispetto al ruolo dell'assistente sociale, che era quello ricoperto da Diana, L'analisi un po' più puntuale, anche dopo l'osservazione dei video, del livello di interazione messo in campo dall'assistenza sociale, ha assunto un significato perché all'interno del corso di metodi e tecniche iniziamo a orientarci rispetto al fatto che l'assistenza sociale, nella dei suoi bisogni, dei bisogni che porta, anche della confusione talvolta, della sofferenza e dei problemi se questi sono consapevoli che la persona porta. E questo è un ruolo estremamente delicato perché ha a che fare proprio con una dimensione empatica e soprattutto con la necessità di sintonizzarsi su quello che è il vissuto della persona che è davanti.
[00:10:54] Speaker C: Sì, l'assistente sociale ha la responsabilità intorno, naturalmente, dell'andamento del colloquio.
Deve, come ho detto già il collega, comprendere, ascoltare e deve far vivere un limite possibile deve far vivere alla persona che è davanti una esperienza positiva e mai negativa, mai patogena.
Quindi questo uso di so stesso della sequenza sociale non migra in questo senso, è centrale ed è stato interessante proprio che gli studenti studenti, sia l'assistente sociale e poi la studentessa, abbiamo avuto la possibilità di vedere come ha funzionato la comunicazione E' per esempio emerso che alcuni comportamenti dell'assistente sociale non sono stati volontari, quindi sono stati percepiti in maniera diversa da come erano partiti dall'emittente, dall'assistente sociale, quindi questo è stato un importante elemento di dedicazione per l'assistente sociale.
hanno potuto addirittura confrontare l'assistenza sociale e l'Aula le proprie percezioni, percezioni che nel caso dell'assistenza sociale hanno legittimamente poi causato dei comportamenti.
e lo stesso c'è stato confronto, c'è stata differenza espressa tra le percezioni di persone diverse all'interno dell'aula, quindi proprio anche molto importante questo risultato, a mio parere, per gli studenti all'inizio della loro formazione, perché sono di primo anno, vedere la complessità dello strumento e la complessità della comunicazione umana all'interno dello stesso documento.
[00:13:12] Speaker A: E qui chiedo anche a Diana di...
[00:13:14] Speaker C: Al primo anno vi chiedo scusa, chiedo proprio scusa, il mio corso al primo anno, quello di Paolo il secondo, non.
[00:13:23] Speaker A: Sono verso la fine della loro formazione.
[00:13:27] Speaker C: Perché un'esperienza simile abbiamo fatto anche nel mio corso, quindi vi chiedo scusa, viene da te.
[00:13:34] Speaker A: La mia domanda infatti, magari la rivolgo a Diana in particolare, immagino che quando vengono proposte queste metodologie didattiche all'inizio gli studenti studentesi possano essere anche disorientati o intimoriti.
da partecipare a un role play, dall'essere addirittura ripresi.
Diana ci ha detto del vantaggio, degli elementi di apprendimento, però cosa, Diana, cosa diresti ai tuoi colleghi e ai tuoi colleghe del prossimo anno per motivarli a partecipare a questa iniziativa?
[00:14:14] Speaker D: Diciamo che quando era stata proposta non c'erano grosse file per partecipare.
Cosa comprensibile perché comunque sei davanti a tutti gli altri e quello che fai potrebbe essere giudicato magari in modo positivo o anche in modo negativo. Quindi essere così esposti comunque non è facile per tutti e ci sta che anche per questioni caratteriali uno non lo voglia fare.
Allo stesso tempo, però, io devo dire che mi sono divertita. Nel senso, il partecipare così, il vedere come un domani mi porrò, magari, o come posso crescere, ecco, secondo me è molto positivo come cosa. Quindi anche una sorta di È come se fosse un'esperienza per conoscersi meglio, per capire anche. Soprattutto nel non verbale, pensavo io. Mi sono vista molto rigida, per esempio, però nella mia testa io lo facevo per un motivo, per i miei colleghi invece era vista come cosa negativa. Quindi anche il confrontarsi, avere un altro punto di vista, secondo me è una cosa che aiuta a crescere.
in una professione come la nostra, dove tutti i linguaggi sono importanti.
Proprio così è stato un conoscersi, un capire anche il trasporto emotivo.
Sentirmi magari trasportato, essere coinvolto meno.
Io, ad esempio, questa cosa l'ho sentita meno della mia collega, che ha fatto invece la persona richiedente aiuto, perché sapevo che era una simulazione, quindi non mi sono sentita tanto coinvolta. Lei, magari invece, dovendo presentare una storia comunque difficile un po' di più, sì, cioè sicuramente più di me, però io invito tutti a farlo, possibilmente se riescono, ecco.
[00:16:29] Speaker A: Bene, chiedo appunto la collega e il collega, useranno questo podcast il prossimo anno per motivare i studenti? Vi chiedo anche per concludere questo nostro colloquio, oltre ad aggiungere eventuali altre informazioni, vorrei anche un passaggio, un messaggio alle colleghe e ai colleghi che ci ascoltano, cioè organizzare un role playing e gestirlo comunque richiede una progettazione, una progettazione accurata se vuoi veramente agire su delle competenze e non solo mettere in scena una rappresentazione.
Quindi c'è un impegno, c'è un carico di preparazione e di gestione.
Date un messaggio, un consiglio a chi è magari interessato a riprodurre questa esperienza tra i nostri colleghi e colleghe per capire il valore e il vantaggio di questa metodologia didattica.
[00:17:28] Speaker B: Direi che, come dire, sperimentare un coinvolgimento diretto degli studenti in questo modo, e anche poi coinvolgendo soggetti esterni all'università, è senza dubbio stimolante, anche per un docente, e i risultati, come dire, modo abbiamo visto, rispetto alla possibilità di riflettere anche in una dimensione di maggiore complessità e articolazione e pensiero rispetto, in questo caso, allo strumento corsario del colloquio, a mio modo di vedere è un elemento estremamente importante che motiva magari il lavoro maggiore, il coordinamento, le autorizzazioni e tutti i ti aspetti anche un po' più logistici legati ad una sperimentazione di questo tipo?
[00:18:25] Speaker C: Direi che il carico di lavoro è un argomento un po' irritino, diciamo.
Da una parte è aggiunto, ma dall'altra è risparmiato, proprio perché noi abbiamo visto nell'ambito di questa esperienza quanti concetti di carattere professionale sono emersi e sui quali gli studenti hanno potuto riflettere. Abbiamo fatto questa considerazione che sarebbe stato difficile, in diverse lezioni frontali, offrire all'apprendimento degli studenti così tanti scopi, da un punto di vista della comunicazione, ma anche degli strumenti professionali, anche dei concetti proprio della cultura professionale.
[00:19:21] Speaker A: Certo, mi veniva da dire, in conclusione, che laddove i libri di apprendimento riguardano delle competenze complesse, come nel caso appunto del vostro insegnamento, del vostro corso di laurea, metodi didattici impegnativi, ma anche innovativi, che richiedono role playing, la simulazione, il coinvolgimento attivo sui studenti, se sono necessari, perché altrimenti rischiamo solo di veicolare nozioni, ma non bere le proprie competenze. Quindi vorrei ancora ringraziare Diana per la sua testimonianza e per aver rotto il ghiaccio e portato anche un esempio di partecipazione attiva anche da parte degli studenti. E poi ringrazio anche Rita Gabbiati e Paolo Guidi per aver condiviso con noi questa bella esperienza. In bocca al lupo e alla prossima.
[00:20:16] Speaker D: Grazie.
[00:20:16] Speaker B: Grazie a voi.