Episode Transcript
[00:00:02] Speaker A: I podcast del Glia. Racconti di innovazione didattica.
[00:00:08] Speaker B: Buongiorno e benvenuti a Fabrizio Fornare e a Paola Lampugnani. A Genova hanno presentato un intervento dal titolo Centrale ma Trasversale, Posizionamento e ruolo del servizio didattica e formazione docenti. Fabrizio e Paola sono docenti presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana.
Potete raccontarci più in dettaglio il vostro intervento?
[00:00:31] Speaker C: Buongiorno a tutte e a tutti. Forse vale la pena iniziare da introdurre cosa sono le SUP. Le SUP sono scuole universitarie professionali che, a differenza delle università cantonali, dei Politecnici federali suizzeri che si occupano appunto di ricerca fondamentale di formazione teorica si distinguono un po' per orientamento pratico che sviluppa ricerca applicata e formazione professionale con anche l'obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio nel quale operano.
Quindi il SEDIFO opera all'interno della scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e appunto è un servizio che si dedica al Faculty Development e alla promozione del successo formativo di studenti e studentesse, quindi un po' un tipico Teaching and Learning Center. Il SEDIFO all'interno della SUPSI opera sotto la direzione della formazione di base che è uno dei quattro mandati trasversali all'istituzione che è composta da quattro dipartimenti e tre scuole affiliate. La direzione della formazione di base è stata istituita nel 2020 con il compito di supportare tutti i processi legati alla formazione accademica di tipo triennale e magistrale, qui gli chiamiamo bachelor e master. Ci sono altri due servizi che fanno capo alla direzione della formazione di base e grazie appunto al dialogo costante tra i servizi che sono il servizio carriera esperienza e orientamento, il servizio gestione amministrativa che si occupa del ciclo di vita degli studenti, riusciamo a portare avanti iniziative, anche grazie alla guida da direttrice della formazione di base, trasversali all'istituzione. Inoltre, la direzione della formazione di base dialoga costantemente con una commissione, chiamata commissione della formazione di base, che è composta dai responsabili della formazione, dei dipartimenti e delle scuole affiliate. Questa commissione si riunisce almeno una volta al mese e discute un po' quelli che sono i progetti e le misure relativi appunto alla formazione bachelor e master e poi prepara anche delle decisioni che verranno portate successivamente alla direzione generale della SUBSI. Quindi la SUBSI, come tante altre università svizzere, anche internazionali, ha creato un sistema di garanzia della qualità che serve per monitorare i diversi processi che compongono le attività di un'università che poi confluiscono in rapporti bienniali e in quello che è l'accreditamento istituzionale che avviene ogni sette anni qua in Svizzera. è la direzione della formazione di base quindi di questi 22 processi, è responsabile di 5 processi e il Sedifo in particolar modo si occupa di un processo IP5 che si occupa dello sviluppo delle competenze del corpo docente in didattica universitaria.
[00:03:18] Speaker B: Bene, grazie Fabrizio per questa introduzione.
Ci sono diverse professionalità che contribuiscono al vostro centro. Paola, quali possono essere le professionalità che intervengono per il Faculty Development?
[00:03:31] Speaker A: Allora, bella domanda, perché questa è una caratteristica specifica di quello che succede in SUPSI. La professionalità dei consulenti e delle consulenti pedagogiche che lavorano presso il Sedifo è diversa da quella che tradizionalmente vediamo anche a livello internazionale all'interno dei Teaching and Learning Center, perché siamo abituati a vedere instructional designers e faculty developers che hanno un profilo tecnico, tecnico-amministrativo, nel nostro caso tutti i consulenti e le consulenti, siamo in cinque, che operano all'interno del sedifo hanno un profilo accademico. Quindi di fatto abbiamo tutti la posizione di docente ricercatore e quindi come molti docenti ricercatori all'interno della SUPSI abbiamo il doppio mandato, quindi tanto quello della didattica quanto quello della ricerca.
e come gli altri docenti ricercatori abbiamo la possibilità di progressione di carriera così come avviene nell'accademia, quindi docente ricercatore senior, poi professore associato e professore ordinario. Ovviamente siamo un po' una mosca bianca, questo possiamo dirlo, all'interno del sedifo abbiamo anche una collaboratrice scientifica che ci permette anche di agevolare tutti i processi di tipo amministrativo, di tipo burocratico, e ci interfacciamo costantemente con gli altri membri della direzione della formazione di base che invece hanno un profilo, Fabrizio, correggimi se sbaglio, più di tipo amministrativo, quindi più legato alla gestione dei processi.
[00:05:06] Speaker C: Esatto, all'interno della direzione della formazione di base noi siamo appunto gli unici che hanno questo ruolo, oltre alla direttrice della formazione di base.
[00:05:13] Speaker B: Ecco, allora vi chiedo, qual è il valore aggiunto di essere un docente ricercatore rispetto quindi a quanto accade in Italia dove gli instructional designer o il personale che lavora per i siti di training center ha spesso, come diceva Paola, un profilo di tipo tecnico-amministrativo?
[00:05:30] Speaker C: Posso rispondere anche in base a quella che è stata la mia esperienza precedente, il trasferimento qui in Svizzera. Lavoravo in un centro simile a SEDIF, quindi un Teaching and Learning Center in Florida, Florida State University, e anche lì il ruolo del faculty developer non era equiparabile, diciamo, a quello dei docenti con i quali interagivamo. E quindi questo poteva portare, più spesso no, ma comunque può trasportare una certa disparità nelle interazioni appunto perché non eravamo inquadrati nello stesso percorso di carriera.
Vedo qui invece in Svizzera come ci sia un rapporto paritario quindi anche i consigli che possiamo dare che a volte comunque possono comportare un certo sforzo da parte del docente vengono accorti in modo positivo perché appoggiati diciamo su una base solida anche di ricerca dai docenti che appunto fanno questo Mi sembra di capire.
[00:06:26] Speaker B: Siete percepiti come pari fondamentalmente e quindi c'è anche quella quota di autorevolezza che sicuramente aiuta il consulente pedagogico nel suo intervento. Appunto però mi focalizzo sulla parola consulente pedagogico. I profili, il background, il profilo scientifico è di natura pedagogica? Ci sono anche altre competenze? Immagino, per esempio, so che avete iniziative formative sui temi dell'Artificial Intelligence, per esempio, per la didattica, quindi vi chiedo, ci sono altre professionalità e competenze?
[00:07:00] Speaker C: Sì, infatti il termine consulente pedagogico può essere un po' fuerviante, se vogliamo. Ultimamente preferiamo dire consulente sedifo, semplicemente consulente, perché non abbiamo trovato, diciamo, un'alternativa migliore. Consulente didattico potrebbe essere, ma Non ci piace ancora moltissimo.
All'interno del centro ci sono profili di persone che hanno studiato in qualche ambito di education.
Forse Paola riesce ad aiutarmi sugli ambiti a traduzione in italiano.
[00:07:31] Speaker A: Di scienze pedagogiche, scienze dell'educazione, quindi che hanno un profilo eh di tipo prettamente pedagogico, effettivamente o psicopedagogico e quindi una con una commissione dell'ambito della psicologia e della pedagogia e diciamo che la formazione di base è tendenzialmente quella. Ecco, e poi in realtà quello che è successo è che poi ciascuno di noi si è specializzato in aspetti diversi. Fabrizio può sicuramente descrivere meglio le caratteristiche di ciascuno, poi.
[00:08:03] Speaker C: Sì, anche pensando al mio perfilo, io sono un instructional designer, appunto il mio dottorato era su instructional design e tecnologie educative, quindi vado più verso quella direzione piuttosto che una conrega che invece si occupa di più di differenziazione didattica, universal design for learning, perché appunto il suo master, il suo progetto di tesi è stato incentrato piuttosto su questi temi.
[00:08:26] Speaker B: Parlavate prima di un presidio, un monitoraggio della qualità del vostro intervento.
A grandi linee quali sono gli aspetti che vengono monitorati per garantire la qualità?
[00:08:41] Speaker C: Sì, come parte del processo noi abbiamo dovuto definire degli indicatori e per ognuno di questi indicatori dei parametri. Li definiamo noi, vengono poi approvati dalla commissione coordinamento qualità, dal direttore generale e poi ogni due anni dobbiamo presentare un rapporto nel quale, se questi parametri sono stati raggiunti, se non sono stati raggiunti, quali saranno poi le misure di miglioramento per poterli raggiungere nel biennio successivo. Quindi rimanendo anche una questione prettamente numerica, alcuni indicatori cercano di analizzare il numero annuale storico dei collaboratori e dei collaboratrici che hanno conseguito una qualifica didattica subsi, che è un certificato obbligatorio per tutti i docenti che hanno appunto mansioni di docenza superiore a 40%, o se no, se questa docenza è inferiore a 40%, Prevediamo un'altra formazione che si chiama Corso introduttivo alla didattica universitaria e di nuovo tutti i collaboratori e collaboratrici devono conseguire questo certificato.
[00:09:52] Speaker B: Perfetto, grazie anche per l'esempio.
Ora faccio una domanda molto difficile a Paola.
che non avevamo concordato.
Paola ha una storia che le ha permesso di conoscere sia la realtà italiana che quella svizzera.
Ti chiedo, non è possibile probabilmente applicare il modello svizzero in Italia perché ci sono dei contesti organizzativi, normativi molto diversi, però per la tua esperienza quali potrebbero essere delle iniziative, delle soluzioni, delle strategie che invece potrebbero essere importate in Italia per migliorare quella che è la qualità della nostra offerta. Domanda non preparata, quindi puoi prenderti del tempo per rispondere.
[00:10:38] Speaker A: Allora tu intendi quali potrebbero essere delle migliorie che possono, o comunque delle strategie che possono essere portate in termini di dimensione organizzativa, immagino, no?
[00:10:51] Speaker C: Perché.
[00:10:53] Speaker A: La differenza netta che io vedo tra il modello italiano e il modello svizzero che sto vivendo in questo momento è un'autonomia di gestione da parte dei consulenti, delle consulenze, consulenti quindi facoltà di vero perché permette una maggiore elasticità, una maggior proprio fluidità e quindi una maggiore aderenza a quelle che sono le richieste poi dei docenti e delle docenti.
Quindi io immagino di poter rispondere proponendo una maggiore elasticità delle forme di organizzazione del lavoro dei faculty developers e delle faculty developers e una maggiore autonomia nelle modalità di organizzazione anche logistica, potremmo dire, del proprio lavoro.
una maggior fluidità nel passaggio per esempio da un dipartimento all'altro. Tutti le Atenee, compreso il nostro, sono costituiti da dipartimenti diversi che sono dislocati in sedi diverse e già per esempio la possibilità di prestare l'esercizio della propria professione in ciascuno dei dipartimenti in modo assolutamente fluido favorisce il contatto è molto costante con i docenti e con le docenti, no? Quindi eh l'idea che esista un teaching e learning center che sicuramente è un ente che ha proprio un luogo, una sede fisica è essenziale ma la presenza dei consulenti, delle consulenti nei dipartimenti sicuramente è qualcosa che eh dovrebbe essere promosso e che sicuramente potrebbe eh migliorare il rendere più incisive, anche più impattanti, anche in termini di adesione numeriche, le iniziative di Faculty Development.
Quindi questa è una cosa che sicuramente suggerirei di esportare.
[00:12:41] Speaker B: Molto bene.
[00:12:41] Speaker A: L'altra cosa...
[00:12:42] Speaker B: Scusa, torniamo infatti anche un po' a quella riflessione che facevamo prima sul ruolo che avete in quanto docenti, quindi quella autonomia, oltre che autorevolezza, anche quella autonomia di intervento che invece nel contesto italiano è spesso più vincolata se sei inquadrato come figura di natura tecnico-amministrativa.
[00:13:02] Speaker A: Esatto, sì. Si possono magari immaginare delle modalità alternative, delle strategie diverse che prevedono comunque un inquadramento come tecnico-amministrativo o come amministrativo, ma che bypassano una serie di vincoli, una serie di rigidità che effettivamente la tipologia di inquadramento prevedono.
Penso ad Atenei, dove ad esempio i faculty developers hanno la timbratura del cartellino solo in entrata e poi possono muoversi fluidamente da un dipartimento all'altro. Quella è un'opzione intermedia che permette proprio appunto questa maggior fluidità, questa maggiore elasticità anche proprio nello spostamento nelle diverse stedi in cui si possono trovare i docenti.
[00:13:48] Speaker B: Molto bene, grazie. Fabrizio, vuoi aggiungere qualcosa su questa domanda?
[00:13:53] Speaker C: Forse vale la pena menzionare che in Subsì, dopo il periodo di confinamento, due periodi che abbiamo avuto grandi nel 2020 e 2021, è stato introdotto il lavoro a distanza che può essere concordato fino a due giornate alla settimana. Noi oltretutto come docenti spesso non siamo in sede, ma come diceva Paola, ci muoviamo per i dipartimenti e quindi riusciamo a essere più presenti sia fisicamente o virtualmente per i docenti dell'Ateneo. Moltissime consulenze che facciamo sono a distanza, non per forza da casa, ma perché siamo magari in un dipartimento e facciamo una consulenza con un docente di un altro dipartimento. E comunque questa flessibilità, anche ascoltando a parare di timbrare il cartellino, non è qualcosa che abbiamo qui per fortuna e quindi riusciamo a essere molto più flessibili e quindi a rispondere a bisogni formativi di consulenza dei docenti anche immediatamente possiamo ad esempio ricevere un messaggio su Teams o un'e-mail alle 5 del pomeriggio e fissare una consulenza nella sede del docente per il giorno dopo alle 9 del mattino senza dover muoverci per il cantone e arrivare in sede prima di andare nell'altra sede del dipartimento.
[00:15:06] Speaker B: Bene, grazie anche per i punti di riflessione e i consigli che ci portate, che saranno molto preziosi e verranno assolutamente registrati. Con una conclusione invece rispetto ai vostri interlocutori e interlocutrici, cioè i docenti e le docenti del vostro ateneo, in Italia abbiamo la questione che la didattica è meno valorizzata rispetto alla ricerca per quanto riguarda gli incentivi di carriera. e dunque un elemento su cui dobbiamo faticare a investire è quello di far crescere la percezione che anche l'investimento sulla didattica è importante e mi chiedevo invece cosa accade nel vostro contesto e quindi anche se ci sono degli elementi di facilitazione o invece di resistenza che potete incontrare anche nel vostro contesto.
[00:15:48] Speaker C: Ricordo appunto che noi siamo una scuola universitaria, quindi equiparabile, secondo la Registrazione Svizzera, a un'università cantonare, a un Politecnico federale, ma appunto per questa nostra caratteristica abbiamo percorsi di carriera diversi, quindi abbiamo figure che sono semplicemente di docente, che poi può prevedire docente senior e professore, docente ricercatore, ricercatore e poi altre figure, diciamo, più di carattere amministrativo. Quindi ci sono questi percorsi diversi e quindi un docente può arrivare poi nel tempo ad essere anche professore, professore aggiunto, professore associato, eccetera, solo dedicandosi alla docenza, il famoso teaching track in opposizione a quello dedicato alla ricerca.
In alcune università americane, ad esempio, so che si incomincia a implementare questo percorso per la ricerca, per appunto qualcosa che sicuramente noi troviamo come positivo.
[00:16:42] Speaker B: Mi viene in mente, se vogliamo fare innovazione didattica, ovviamente io parlo per l'Italia, perché questo naturalmente è l'obiettivo dei nostri progetti, anche di questo podcast.
Parlare di innovazione significa anche pensare a modelli organizzativi nuovi, quindi fare innovazione all'interno di confini e vincoli che hanno una natura secolare è tuttora molto faticoso. E anche lo scambio, il confronto con altre realtà come la vostra, tra l'altro siamo legati da numerosi progetti nonché siete spesso presenti al nostro convegno a Genova e quindi insomma lo scambio e l'osmosi penso e spero sempre che siano sempre più ricchi. È sempre un piacere avere modo di condividere esperienze e e anche soluzioni.
Quindi ringrazio ancora Paola Lampugnani e Fabrizio Fornara per il vostro contributo a questo podcast e naturalmente vi aspetto al prossimo Convenio di Genova.
[00:17:34] Speaker A: Grazie a voi.