Faculty Development e benessere mentale, la risposta alla crisi

December 13, 2024 00:25:12
Faculty Development e benessere mentale, la risposta alla crisi
I podcast del GLIA
Faculty Development e benessere mentale, la risposta alla crisi

Dec 13 2024 | 00:25:12

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Show Notes

Sarah Speziali - Università Telematica degli Studi IUL ha partecipato al 5° convegno sul Faculty Development con l'intervento "Faculty development e  ricaduta sul benessere mentale di docenti e studenti".

Intervista di Fabrizio Bracco

Montaggio di Niccolò Odino

 

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Episode Transcript

[00:00:02] Speaker A: I podcast del Glia. Racconti di innovazione didattica. [00:00:08] Speaker B: Buongiorno e benvenuta a Sara Speziali, dottoranda presso la IUL. Sara ha presentato al convenio di Genova un intervento dal titolo Faculty Development e ricaduta sul benessere mentale di docenti e studenti. Insomma, un tema interessante e importante. Sara, ti chiedo di raccontarci la tua ricerca. [00:00:30] Speaker A: Bene, prima di tutto grazie per questa opportunità. La mia ricerca è sul benessere mentale in ambito accademico e non solo per gli studenti ma ampliando l'attenzione e includendo anche docenti e staff. Nel convegno di Genova il taglio era più sul faculty development ovviamente e come questo ha impatto, poi ha cascato la ricaduta sul benessere mentale di tutto l'ambito inteso come ecosistema sinergico che è l'università in cui si trovano. Quindi a Genova ho cominciato a dare un quadro teorico di riferimento, quindi ovviamente dopo la pandemia questo tema è diventato molto più urgente, su tantissime agende sociopolitiche in tutto il mondo. Ci sono stati quindi anche degli interessanti investimenti sul benessere, sulla salute mentale, in ambito ovviamente sanitario, ma anche di ricerca. Quindi in seguito alla pandemia c'è stato un incremento non solo di attenzione, ma anche di investimenti sul benessere mentale, ovviamente in ambito sanitario, ma anche in ambito di ricerca. Questa mia ricerca di dottorato si inserisce in questo ambito molto prolifico in questo momento di ricerche sul benessere mentale in ambito accademico, alla luce degli studi che hanno evidenziato un forte incremento dei bisogni di supporto psicologico tra la popolazione per lo più studentesca E' ancora meno ricerca fatta sul benessere mentale dei docenti e dello staff tecnico-amministrativo, quindi qui è dove la mia ricerca spera di portare un contributo, quindi prendo come ispirazione il Whole University Approach che viene dall'Inghilterra, abbastanza recente, quindi nel 2020, più o meno ai giorni nostri, questi ultimi anni ha avuto sempre più riconoscimento questo approccio che vede l'università come un unico ecosistema e mi baso anche sulle evidenze scientifiche del ruolo cruciale che i docenti hanno in relazione al benessere mentale di tutta la comunità. [00:02:59] Speaker B: Sara, vuoi raccontarci in cosa consiste questo approccio dell'Università come un ecosistema? [00:03:08] Speaker A: Sì, assolutamente. La genealogia di questo approccio parte dal 2011 in Inghilterra con il Royal College of Psychiatrists che evidenzia la necessità di un approccio globale per comprendere le interazioni, le sinergie in ambito di benessere mentale in accademia. Questo poi evolve negli anni successivi, quindi nel 2012 c'è questo network di università anglosassone che creano un modello, quindi questo UK Healthy Universities Network Model, che quindi comincia a lanciare i primi semi di un di una linea guida per le università anglosassoni su come sostenere il benessere mentale e questo poi viene sempre più strutturato, quindi nel 2015 c'è proprio un altro tipo di charter, lo chiamano, quindi a livello internazionale invece, quindi comincia a uscire anche da un discorso strettamente inglese, con l'International Health Promoting Universities and Colleges, che crea quello che viene chiamato di nuovo vengono presi dei temi e delle linee guida per informare e supportare le università in questo intento, queste poi vengono anche tradotte in linee guida che poi vengono presentate anche ai governi, per esempio inglesi per creare sempre di più questa idea di quello che poi nel 2020 diventerà questo approccio, quindi questo whole university approach che poi si relaziona sempre in modo discorsivo e dialogico con gli studenti. Nel 2024 quello che era un student mental health charity, quindi un'organizzazione non profit guidata da studenti in Regno Unito ha creato il proprio manifesto, quindi il Student Mental Health Manifesto che ha presentato proprio a queste ultime lezioni al governo per informare come tutte le università dovrebbero intendere il benessere mentale all'università e si basa sull'idea che ci sono 3 fattori di influenza che giocano nella costruzione del benessere mentale di un individuo, ci sono dei fattori genetici, dei fattori legati all'ambiente, e anche però un aspetto di apprendimento ed è lì infatti che il faculty development nello specifico gioca un ruolo cruciale ed è lì che la mia ricerca va a lavorare, quindi su questa idea che ci sono delle caratteristiche distintive di questo whole university approach che è l'apprendere, il sostenere, il lavorare e il vivere come comunità. come possiamo, come docenti, come studenti, come staff, mettere in pratica delle competenze, dei comportamenti che ci aiuteranno a creare un ambiente, un ecosistema di benessere mentale. [00:06:13] Speaker B: Grazie Sara. Mi viene in mente questo benessere che può dipendere sia da basi genetiche ma anche da risorse, contesti e da apprendimento. Mi viene in mente facoltà di sviluppo? è sicuramente una risorsa che l'organizzazione mette in campo per sostenere il benessere delle persone che va a alimentare le conoscenze, le competenze del personale, degli studenti, dei docenti, del personale tecnico-amministrativo, dell'università. Nel dettaglio, questo Faculty Development nella tua esperienza di ricerca, poi su quali temi si può declinare per favorire il benessere delle persone in Accademia? [00:06:51] Speaker A: Sì, sulla base anche delle ricerche già fatte, il faculty development prima di tutto può lavorare su quello che già funziona all'interno dell'università e questo può variare tantissimo da Ateneo ad Ateneo, quindi si comincia con il valutare le iniziative che sono già attive per poi elaborare strategie per integrarle e valorizzarle con competenze, tipo di formazione legate alla psicologia, legate al coaching, legate alla mindfulness, questi sono tutti ambiti all'intelligenza emotiva in cui si possono dare tramite il faculty development delle competenze in più sia a docenti che studenti che lo staff tecnico-amministrativo, quindi si può coinvolgere l'intera popolazione universitaria integrando questi elementi sia a livello di curriculum che nell'ambiente se si pensa ad alcuni campus in cui gli studenti non solo studiano, ma vivono e anche a livello di servizi, quindi pensiamo che forse tante università oggi giorno hanno dei servizi di supporto e di sostegno per parti della popolazione studentesca, ma invece aprire questo tipo di formazione o comunque in qualche modo permeare il curriculum, le interazioni con questa consapevolezza aggiuntiva, sono le linee guida che questo whole university approach ci presenta come stimolo per sviluppare l'intuizione, la comprensione e l'abilità a gestire e a mantenere non solo il proprio benessere, ma degli studenti o delle persone con cui si interagisce, con questa attenzione particolare il whole university approach a cocreare il processo con gli studenti, quindi questa costante sinergia tra docenti e studenti e servizi. [00:08:40] Speaker B: Questo mi sembra un elemento interessante e anche innovativo. Spesso gli studenti dell'Accademia italiana sono più delle persone che ricevono formazione anziché partecipare invece alla costruzione di conoscenza e di benessere. Un tema che fa parte del tuo intervento, della tua ricerca in rente e benessere è proprio, oltre lo stress e il burnout, è anche il cosiddetto work-life balance. Questo nostro lavoro è un lavoro che sicuramente è appassionante ma può debordare, invadere anche sfere della nostra vita che sono più attinenti al rapporto con la famiglia, la vita privata e allora questo come un faculty development può anche andare a supportare la gestione degli impegni lavorativi con invece le risorse che possono essere invece extra lavorative. [00:09:24] Speaker A: Per esempio l'acquisizione di competenze legate all'ambito del coaching, perché nella mia ricerca mi indirizzo, mi concentro per lo più su tecniche legate al mondo del coaching, che quindi ovviamente includono spesso ambiti legati alla psicologia, come per esempio delle tecniche di mindfulness. Quindi nella mia ricerca è previsto un case study in cui all'Università Telematica degli Studi UL, dove sono dottoranda, e all'interno di questo case study è prevista una formazione, una formazione che coinvolga insieme studenti, docenti e staff in cui insieme si praticano per esempio tecniche di mindfulness che per la work life balance per esempio vengono molto utilizzate perché permettono e vengono a volte addirittura prescritte in alcuni paesi come per esempio l'Inghilterra al posto di psicofarmaci per la gestione dell'ansia per esempio che spesso è legata al discorso della work life balance, quindi questa capacità di rimanere ancorati al presente e di contrastare la tendenza per esempio della mente a proiettarsi nel futuro o ancorarsi a problemi o paure o realtà legate al passato, quindi cercare di allenare questo muscolo mentale, cercare di stare nel momento presente, è una di tante tecniche che vengono usate, oppure la presa di prospettiva, quindi la riformulazione, il future pacing, sono diverse tecniche che vengono usate proprio per cercare in quei momenti in cui uno non percepisce di essere in equilibrio, quali sono per esempio le priorità su cui andare a lavorare o quali sono quegli elementi che maggiormente creano quel disquilibrio e quali sono le strategie che uno forse dimentica di avere a disposizione o può andare a rafforzare. per tornare in questo stato di equilibrio, che poi ci riporta un po' alla nozione di salute mentale, come viene rappresentato spesso come un continuum, non c'è uno stato di salute mentale normalmente bloccato in un stato mentale positivo o negativo sempre, tranne in casi patologici. però c'è sempre questo senso di fluttuazione tra questi due estremi e quindi come riuscire a ritornare in equilibrio sia in ambito di benessere generico ma anche più nello specifico di gestione della vita privata e della vita lavorativa che spesso assolutamente in ambito accademico è caratterizzata da moltissime pressioni moltissime deadline a volte impossibili da rispettare quindi proprio questo senso di creare delle strutture quasi protettive quindi mentali per far fronte a questo carico che comunque continua inesorabilmente ad essere presente e quindi come noi possiamo relazionarci in modo da percepirlo più in equilibrio piuttosto che in squilibrio. [00:12:24] Speaker B: Ti chiedo, parlando di un lavoro su di sé come persona capace di percepire se stessa in relazione al compito, alla sfida in un modo più funzionale, ci sono anche all'interno del vostro progetto delle strategie che invece orientano la persona concretamente sulla riduzione del carico di lavoro, sull'intervento, quindi sull'elemento stressogeno e non solo sulla rivalutazione cognitiva ed emotiva dell'evento esterno, ma anche proprio la capacità di agire. Il coaching prevede anche sviluppare strategie per agire e modificare il contesto. [00:13:02] Speaker A: Questa è sicuramente parte di quella fase iniziale della ricerca in cui si andrà ad analizzare il bisogno dei partecipanti, quindi capire su cosa il gruppo vuole andare a lavorare e ci sono diversi questionari validati e nello specifico nella mia ricerca sto considerando il World Weakened Environmental Wellbeing Scale che è stato validato, tradotto anche in Italia e questi questionari strutturati possono aiutarci ad individuare se il fattore stressante è interno, esterno, più esterno, più interno, quali sono anche il raggio d'azione che abbiamo e di impatto e poi su quello si va a a creare l'intervento formativo ad hoc per quel gruppo su quei bisogni che si è rilevato dal questionario pre e poi ovviamente si andrà a fare un questionario post per valutare se e che tipo di impatto l'intervento di formazione ha avuto. [00:14:07] Speaker B: Tu dicevi che realizzerai un case study presso la IUL, a che punto sei di questa ricerca? [00:14:14] Speaker A: Sono in procinto di entrare in maternità, quindi sono in una fase un po' sospesa. Sono in una fase un po' sospesa, nel senso che si è fatto tutto il lavoro diciamo di literary review e di preparazione a livello teorico. Quello che in vista per il mio, subito dopo il mio rientro dalla maternità è previsto un mio periodo di ricerca all'estero, presso la King's College London, dove il whole university approach è stato creato, ideato e da cui insomma i ricercatori che l'hanno portato in vita lavorano e quindi credo che quello che posso prevedere è che prima di poi implementare il case study, quindi portare proprio la formazione, i questionari, le interviste, i focus group sulla realtà appunto italiana della Yule, questo periodo all'estero di ricerca fortemente influencerà credo quello che poi sarà di fatto la forma che prenderà la mia ricerca. Quindi sono in quella fase in cui ho finito la parte preparatoria, però mi apro ad avere tutto rivoluzionato nel momento in cui mi rapporterò un po' con quelli che già lavorano in questo ambito da tempo e quindi essere aperta al loro input e poi ecco fare una sorta di sintesi di queste due esperienze e rivalutare con occhi nuovi quello che era il progetto iniziale e con la mia co-tutor decidere se ripresentare quello che c'era inizialmente come progetto o cambiarlo leggermente. Sono in questa fase un po' di limbo, sia di vita che da ricercatrice. [00:16:08] Speaker B: Diciamo che le conoscenze e le competenze che acquisisci con la tua ricerca, penso che possano essere utili anche per la tua vita. Perché sei in un momento di grande equilibrio tra vita professionale e vita familiare. Ti chiedo, per quello che tu hai trovato nella letteratura, Poi questi interventi sono sostenibili secondo te, pensando anche al mondo dell'università italiana, perché spesso magari sono ricerche che vengono nei contesti anglosassoni, statunitensi, ma pensando all'università italiana pensi che siano degli interventi non solo economicamente ma anche dal punto di vista organizzativo sostenibili e praticabili? [00:16:46] Speaker A: Questo infatti rientra un po' nei limiti travisto di questa mia ricerca, che in stadi avverrà in un'università telematica circoscritta da un piccolo gruppo e poi ovviamente invece quello con cui mi sto relazionando all'estero è un modello, un sistema estremamente più complesso ed integrato all'interno della realtà accademica di altri paesi. È una domanda che mi pongo anche io, credo che il coinvolgimento anche lì del faculty development è un elemento chiave, cruciale che potrebbe renderlo sostenibile. Quello che vedo che funziona nella letteratura che abbiamo a disposizione è quando la formazione del personale viene sistematicamente e costantemente alimentata per far sì che non sono gli psicologi, i coach esterni a fare formazione, ma è proprio una cultura che piano piano si instaura all'interno dell'università, di cui tutti si sentono partecipi e portavoce. e che quindi ha questo impatto organico sulla realtà dell'università come ecosistema. [00:18:01] Speaker B: Giustamente usi la parola organico e ecosistema anche per rappresentare la complessità e quindi Un intervento può essere efficace ma se integrato all'interno anche di progettualità che interessano l'organizzazione e non solo l'intervento sulla singola persona. Su questo penso che la tua ricerca porterà sicuramente informazioni utili per poi estendere questi interventi anche delle realtà organizzative italiane. Mi permetto anche di fare un commento, mi piace molto la nozione di faculty development che nella tua ricerca viene declinata non tanto e non solo come la classico intervento di supporto e di formazione dei docenti per una didattica di qualità, ma nel senso, nella sua accezione più ampia, di sviluppo delle competenze delle persone per stare bene e lavorare bene nel loro contesto. Quindi è uno sviluppo non di competenze didattiche, ma di competenze di vita, possiamo dire. Vi chiedo di darmi un riscontro su questo. [00:19:04] Speaker A: Sì, assolutamente. Adesso io sono una dottoranda a secondo anno, quindi la mia esperienza dell'ambito accademico è veramente ridotta, ma quando ho cominciato a conoscere il mondo del faculty development da professionista formatrice, prima che ricercatrice e psicologa, quindi da qualcuno che è appassionato di formazione in ambito educativo o aziendale, ovviamente mi sono ritrovata a condividere i valori del Faculty Development, notavo anche però quello che dici, che forse c'era un taglio molto improntato sulla didattica, sulla valutazione, molta attenzione su metodi giustamente importantissimi, pedagogici, innovativi. ed è per quello che quando ho cominciato ad immaginare una ricerca ho percepito che c'era comunque uno spazio di innovazione da esplorare quando portiamo questo faculty development ad un altro livello forse, assolutamente complementare e in costante comunicazione con la didattica. ma che vada a fare un lavoro su il potenziale personale, come hai detto te, in primis del docente e a cascata sullo studente e quindi sulla didattica e la valutazione e i risultati. Questo è quello almeno che appassiona a me e che intuisco essere un ambito che potrebbe in futuro espandersi notevolmente e portare anche dei risultati scientifici molto interessanti e innovativi. [00:20:43] Speaker B: Penso anche che un faculty development in senso più tradizionale, cioè che punta a rinforzare le competenze didattiche dei docenti, aiuti a creare le condizioni, per esempio nel rapporto con le studentesse e gli studenti, affinché ci sia un clima sereno, positivo, collaborativo, di confronto, una comodità di apprendimento e quindi anche quello sia un elemento che favorisce il benessere sia del personale docente, sia della componente studentesca. Quindi anche la didattica penso abbia un ruolo. [00:21:17] Speaker A: Non vedo assolutamente uno e l'altro, ma uno con. Quindi è un'integrazione a quello che già è forte nell'ambito del faculty development. Sì, sono assolutamente d'accordo. Non basta un elemento, ma anche lì è la combinazione di più elementi possibili che sono dimostrati, che funzionano, che possano rafforzarsi a vicenda e spingere in maniera più dinamica verso l'obiettivo comune, che comunque credo tanti riconoscono di avere. [00:21:53] Speaker B: In conclusione, Sara, ti chiedo un flash. Tu hai detto che sei dottora Anda, sei al secondo anno, hai ancora una conoscenza parziale dell'Accademia, ma comunque sfruttando il tuo sguardo ancora abbastanza novizia da novizia rispetto all'Accademia, che cos'è secondo te di quello che hai osservato? Che può essere l'ostacolo principale per la promozione di questi interventi, la sfida l'elemento sul quale noi dobbiamo portare l'attenzione perché quello potrebbe essere un vincolo importante nella nostra accademia italiana. [00:22:24] Speaker A: Una domanda difficile. [00:22:26] Speaker B: Ce ne sono tanti ostacoli. [00:22:30] Speaker A: Mi è piaciuto Star Trek, ma poi pensiamole come sfide, le sfide più grandi. Mi sembra che tu ne avessi un po' accennato anche all'inizio, come renderlo parte di un sistema, come non renderlo un'esperienza ad hoc qua e là. che poi si perde, ma come creare momentum, come creare rete, come creare un cambiamento di cultura e su questo c'è assolutamente bisogno di collaborazione e c'è bisogno di struttura, di linee guida, mi viene in mente molto chiare, che vengono però condivise, condivise e seguite e per poterlo fare mi viene in mente del personale formato, del personale che crede in questo e quindi risorse e si torna ai budget. La lista è lunga, però credo che avere gli esempi di altre realtà, per quanto non paragonabili alla nostra italiana, però da cui prendere ispirazione, possa essere un aiuto. Avere quella prova scientifica, che alcune cose che altri hanno sperimentato prima di noi funzionano, poi Per renderlo parte del sistema si dovrebbe ovviamente lavorare a raggio nazionale, quindi idealmente cominciare a coinvolgere alcune università e piano piano creare quella rete e quelle linee guida che sempre di più vengano riconosciute e seguite. [00:24:04] Speaker B: Quindi non solo un approccio bottom-up, ma. [00:24:08] Speaker A: Anche top-down, un approccio di sistema. Esatto, perché il bottom-up è assolutamente vitale quando si parlava di coinvolgere gli studenti, per essere informati dall'esperienza di studenti, docenti e staff su che cos'è lo status quo. però poi un grande ostacolo è anche dal top down, quindi come puoi rendere questa non la realtà di un piccolo, si parla in psicologia magari dell'individuo, qua dell'individuo cellula università singola, ma invece come aprirlo a questo collettivo. [00:24:41] Speaker B: Bene, siamo retti alla conclusione della nostra chiacchierata. Sara Speziali, ti ringrazio davvero per averci portato la tua esperienza di ricerca. Ti faccio in bocca al lupo per tutte le tue prossime sfide, sia personali, familiari e poi quelle accademiche. In bocca al lupo e ancora congratulazioni. Naturalmente siamo curiosi di seguire l'evoluzione della tua ricerca perché il benessere di tutto il personale che vive e lavora in un'accademia è un valore per tutti. Grazie ancora, sala speciale.

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